Menu Close

Considerazioni per la ristrutturazione del bagno

Ristrutturare un bagno è sempre una esperienza piacevole, dato che si tratta di rifare il look ad uno degli ambienti più intimi e importanti di casa.

Soprattutto quando si affronta una ristrutturazione dunque, si ha la possibilità di effettuare determinate modifiche e variazioni che altrimenti non sarebbe stato possibile apportare.

Vediamo allora di seguito quali potrebbero essere le modifiche più interessanti da apportare nel tuo bagno, in relazione alle tue abitudini di utilizzo e necessità.

Le piastrelle

Se fino a qualche tempo fa era considerato normale piastrellare l’intero bagno, considera che oggi questa operazione è ritenuta fuori moda. Tantissime persone infatti, in sede di ristrutturazione, decidono di non piastrellare i bagni o quantomeno non farlo fino a 3,5 metri di altezza come si faceva in passato.

Al massimo oggi si tende a piastrellare non oltre gli 1,5 metri, dunque una superficie decisamente più limitata rispetto a quanto avveniva prima.

Tienine conto dunque, così da riuscire a dare al tuo nuovo bagno un design moderno ed in linea con quelle che sono le tendenze del momento.

La doccia

La doccia è chiaramente l’elemento principale di un bagno moderno, quello in grado di catturare gli sguardi.

Rispetto il passato si tende a preferire box doccia molto più spaziosi, con delle colonne idromassaggio e dei soffioni particolarmente grandi in grado di creare anche apposite cascate d’acqua.

C’è poi chi preferisce integrare nella propria doccia la cromoterapia per un effetto estetico ancora più sorprendente.

Chiaramente, se nel tuo vecchio bagno è ancora presente la vasca, fai bene a pensare di usufruire del servizio di sostituzione vasca con doccia per un cambio di look più deciso. Nessuno infatti oggi ad opera più la vasca, per una serie di motivi.

Il principale è che fare la doccia è molto più rapido rispetto a un bagno nella vasca, e dato che tutti oggi andiamo di fretta la doccia diventa la prima soluzione. In secondo luogo, riempire una vasca da bagno richiede una quantità d’acqua 10 volte superiore a quella di una doccia.

Dunque adoperando la doccia andremmo anche a risparmiare acqua e di conseguenza rispettare l’ambiente.

Rifare la pavimentazione

Puoi approfittare della ristrutturazione per sostituire tutte la vecchia pavimentazione con una nuova e più elegante.

Oggi esistono piastrelle e rivestimenti di ogni tipo e forma, sta a te scegliere quella che ritieni essere più adatta.

Determinati modelli in gres porcellanato sono inoltre perfettamente in grado di imitare le venature del legno ed offrire al tempo stesso il massimo della resistenza ai lavaggi e all’usura.

Sostituisci tubature e valvole

Soprattutto se il bagno che ti appresti a ristrutturare è alquanto datato, fai bene ad approfittare del cambio di piastrelle del pavimento per far sostituire le tubature e le valvole di apertura e chiusura.

Il rischio che qualcosa possa rompersi da lì a poco, soprattutto quando si hanno impianti così vecchi, è concreto e ti metterebbe davanti la necessità di dover smattonare di nuovo.

Meglio dunque stare tranquilli e sostituire le tubature vecchie con altre nuove e resistenti, così da avere la certezza che nessuna foratura o danneggiamento possa verificarsi negli anni a seguire.

 Anche la sostituzione delle valvole dell’acqua diventa importante perché in questa maniera potrai comandare in maniera molto più facile i flussi, cosa che invece diventa particolarmente difficile nel momento in cui le valvole sono vecchie e ossidate.

Sei pronto dunque a ristrutturare il bagno di casa tua? Scegli bene arredi e soluzioni per apportare quel tocco di personalizzazione che desideri.

Considera inoltre l’opportunità di sostituire le vecchie tubature con delle nuove e decidi se far rivestire solo parte delle pareti oppure se evitare del tutto.

Quando è obbligatorio installare le linee vita sul tetto?

Per linea vita da tetto si intende un sistema di sicurezza che prevede almeno due punti di ancoraggio collegati tra loro mediante un cavo in tensione, realizzato in acciaio inossidabile.

Gli operatori che effettuano dunque i lavori loro assegnati ad alta quota possono agganciare i propri dispositivi di protezione individuale alle linee vita, avendo in questa maniera sempre un punto di ancoraggio sicuro in caso di caduta.

Più operai possono collegarsi alla stessa linea vita, ed in questa maniera essi possono camminare tranquillamente sul tetto dell’edificio per svolgere le proprie mansioni senza la paura di poter cadere verso il basso.

Grazie a questo tipo di soluzione, il numero di incidenti sul lavoro in Italia è diminuito drasticamente.

Quando va installata una linea vita?

L’installazione di una linea vita non è a discrezione del datore di lavoro, ma al contrario è il D.L. 81/2008 ad aver fornito le linee guida in merito.

Il cosiddetto Testo unico sulla sicurezza sul luogo di lavoro infatti, prevede che la linea vita vada installata laddove vi sia una altezza pari o superiore a 2 metri dal suolo ed una copertura che presenta determinati impianti o elementi che necessitano di frequente manutenzione.

Tali linee vita devono essere conformi alla Norma UNI EN 795 (2002), la quale regola tutto quel che riguarda i dispositivi di ancoraggio in Italia. In particolar modo vengono individuati quelli che sono i requisiti tecnici, le prove, le modalità d’uso e la marcatura.

Quali tipologie di lavori mettono a rischio i lavoratori ad alta quota?

Non c’è una unica tipologia di mansione in grado di mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori, ma al contrario vi sono più situazioni che possono costituire un pericolo e mettere a repentaglio l’incolumità di chi, a qualsiasi titolo, è chiamato a lavorare ad alta quota.

Parliamo in particolare di quanti montano o utilizzano dei ponteggi ad esempio, e che hanno necessità di mettersi in sicurezza nel caso in cui dovesse verificarsi una ipotetica caduta verso il basso o passo falso con conseguente perdita di equilibrio.

Lo stesso avviene con quanti hanno necessità di adoperare una scala e raggiungere una altezza superiore ai due metri.

Ci sono poi coloro i quali lavorano su piattaforme e cestelli, che possono raggiungere anche altezze notevoli, e tutti quei lavoratori che adoperano le funi per potersi calare dal tetto e posizionarsi sulla facciata degli edifici per poter effettuare determinati lavori.

A questi si aggiungono chiaramente anche tutti quei professionisti che a vario titolo hanno necessità di accedere al tetto di un edificio per effettuare lavori di manutenzione di vario tipo come ad esempio quelli all’antenna della tv, alle tegole o altre parti della copertura, al comignolo del camino o ad altri tipi di impianti (ad esempio i pannelli fotovoltaici o quelli solari per il riscaldamento dell’acqua sanitaria) che possono essere installati sul tetto.

Quali dispositivi vengono adoperati per evitare che i lavoratori possano cadere verso il basso?

Fondamentalmente, i dispositivi più adoperati tra quelli che consentono ai lavoratori di non cadere verso il basso, sono 3.

Parliamo delle imbracature, ovvero dispositivi di protezione individuale composti da elementi quali cinghie e bretelle, cosciali, supporti per la schiena ed elementi di attacco per la linea vita.

Ci sono poi i collegamenti, ovvero quegli elementi (di solito delle funi molto resistenti) che hanno il compito di connettere il sistema di imbracatura con la linea vita tetto.

Abbiamo poi infine i punti di ancoraggio, appunto le linee vita tetto, che rappresentano un punto sicuro e resistente cui ancorarsi per avere la certezza di non cadere verso il basso se si dovesse presentare tale evenienza.

Accessori per il filtraggio dell’aria compressa

Se non è filtrata, l’aria compressa può essere contaminata da elementi quali acqua, polvere e olio, il che è un problema noto a tutti gli operatori del settori.

Tali sostanze hanno un effetto certamente negativo sull’intero impianto e sui singoli macchinari che vengono azionati per mezzo dell’ aria compressa stessa. Il rischio che questi vadano dunque a danneggiarsi, con i relativi costi per la manutenzione ed il conseguente fermo delle macchine per tutto il tempo necessario alle operazioni di riparazione.

Inoltre a subire le conseguenze di un’aria compressa non perfettamente filtrata è anche il prodotto finale, il quale può rischiare di essere contaminato dagli elementi sopracitati e dunque vedere diminuire la qualità della produzione.

Dunque tutti i sistemi di filtrazione del sistema di aria compressa diventano fondamentali. Per questo motivo oggi esistono delle soluzioni e specifici accessori Atlas Copco che hanno il compito di proteggere l’intero impianto ed i singoli utensili che vengono alimentati per azione dell’aria compressa.

Vediamone di seguito alcuni.

I filtri di linea

I filtri di linea vanno a rimuovere elementi contaminanti quali acqua, olio e polvere proteggendo tutte le apparecchiature.

Si tratta di sistemi di filtro che sono stati appositamente progettati per garantire la migliore purezza possibile per l’aria compressa soddisfacendo tutti i più rigorosi standard di qualità.

Inoltre questi filtri hanno, fattore non di secondaria importanza, dei costi piuttosto contenuti per quel che riguarda la manutenzione, dato che il loro alloggiamento è facile così come la rimozione.

Per questo motivo in qualsiasi momento sarà possibile rimuovere e sostituire i filtri senza che sia necessario fermare le macchine per un tempo prolungato.

Scaricatori di condensa

L’aria che esce da un compressore può raggiungere anche il 100% di umidità, oltre a contenere eventualmente olio o piccole particelle solide. Questi elementi insieme vanno a formare una pasta che spesso è abrasiva e oleosa allo stesso tempo.

Senza il giusto trattamento dell’aria quindi, questa sostanza entrerà all’interno del tuo sistema di aria compressa andando a corrodere tubazioni e danneggiando gli utensili.

Da questo punto di vista è importantissimo il lavoro effettuato dagli scaricatori di condensa: per capire sommariamente come funzionano, possiamo dire che la condensa viene costretta ad entrare all’interno di una unità all’interno della quale viene lavorata (anche con del carbone attivo) che ha il compito di assorbire l’umidità. Solo a quel punto l’aria compressa viene mandata in uscita con la certezza che adesso sia assolutamente sicura e affidabile, dunque priva di umidità.

La filtrazione di processo

La filtrazione diventa indispensabile soprattutto quando si parla di alimenti, bevande e farmaci. Sia dunque che si tratti di liquidi commestibili come ad esempio acqua in bottiglia, bibite in lattina, vini o birra, sia che si tratti di liquidi non commestibili come ad esempio inchiostri, solventi o resina, esiste una soluzione di filtraggio adeguata.

Diventano preziosi a questo punto i vari sacchetti, custodie e cartucce che possono essere adoperate per la filtrazione delle materie prime così che il prodotto finale non venga in alcun modo alterato o contaminato. In questo modo si va anche ad ottimizzare la produttività dell’intero impianto proteggendo ogni processo prima ancora che i prodotti stessi.

Grazie ad accessori di questo tipo è possibile andare a filtrare l’aria compressa in maniera eccellente, offrendo prodotti sicuri e di qualità superiore al cliente finale e preservando al meglio l’integrità degli impianti.

È sempre possibile fare riferimento al catalogo dei ricambi Atlas Copco nel caso in cui sia necessario sostituire un pezzo, e dunque sia necessario acquistare dei ricambi oppure ordinare dei nuovi filtri per sostituire quelli attuali.

Come gestire il condizionatore d’aria in ogni occasione

Con l’arrivo dell’estate e dunque delle temperature più alte, il condizionatore d’aria rappresenta una delle alternative che ci consente di trovare sollievo. Uno dei consigli che va sempre bene è quello di non dirigere il getto d’aria fredda direttamente addosso alle persone a prescindere da quale sia la temperatura impostata o la velocità della ventola. Per quel che riguarda l’impostazione della temperatura, può variare in base ai diversi momenti della giornata virgola, come segue.

  • Quando torniamo in casa: quando rincasiamo e siamo accaldati è bene evitare di impostare la temperatura del condizionatore a meno di 3 gradi rispetto quella esterna. È bene procedere in questa maniera e diminuire progressivamente la temperatura nel corso delle ore così da fare in modo che il corpo abbia tutto il tempo di potersi abituare. Se invece L’aria è particolarmente umida, meglio sfruttare la funzione deumidificatore per togliere umidità all’aria.
  • Se siamo già in casa: se invece ci troviamo già in casa e desideriamo stare al fresco, va bene avviare il condizionatore e impostare una temperatura che non sia più bassa di 6°/7° rispetto quella esterna. Ciò consente di ottenere il massimo anche per quel che riguarda la resa energetica e mantenere una piacevole temperatura dentro casa. Bisogna anche regolare la velocità della ventola in base alle dimensioni dell’ambiente e al numero di persone presenti nella stanza.
  • Se in casa si suda: nel caso in cui ci troviamo già in casa e nonostante il condizionatore acceso continuiamo a sudare, ciò avviene probabilmente perché l’aria è particolarmente umida. Per questo motivo facciamo bene a sfruttare la funzione deumidificatore e togliere umidità all’aria per avvertire da subito una migliore sensazione di freschezza.
  • Se accendiamo il condizionatore la notte: se avvertiamo invece il caldo la notte quando siamo a letto facciamo bene a non impostare una temperatura che sia inferiore più di 2° nei confronti di quella esterna e impostando la velocità della ventola al minimo, considerando che di notte il corpo ha bisogno di una temperatura più alta rispetto il giorno quando siamo in attività.  I condizionatori Mitsubishi hanno anche una interessante funzione che consente loro di regolare automaticamente la temperatura e il livello di umidità mentre dormi.

Seguendo questi semplici consigli ti sarà possibile gestire al meglio il tuo condizionatore in ogni occasione e avere sempre il massimo del comfort in casa riducendo al minimo anche i consumi.

Parliamo di giochi gonfiabili

Bll Park è una azienda che da oltre 20 anni realizza splendidi giochi gonfiabili per bambini di ogni tipo, dimensione e forma per rendere qualsiasi area ludica un posto decisamente più bello, colorato ma soprattutto amato dai più piccoli. La precisione e la meticolosità impiegata durante ogni singola fase di produzione quotidianamente, garantisce sempre un prodotto finale di grande qualità e affidabilità. Ogni aspetto è curato nei minimi dettagli così da garantire l’assoluta sicurezza ed incolumità dei bambini, che saranno liberi di ruzzolare, correre, saltare e cadere all’interno delle attrezzature da gioco senza correre alcun tipo di rischio per la propria incolumità. Le soluzioni Bll Park sono ideali per allestire con gusto e colore un parco giochi, una play area, uno spazio condominiale o anche il giardino di casa. Esistono giochi gonfiabili adatti ad ogni tipologia di ubicazione, i consulenti saranno lieti di indicarti la soluzione più adatta a soddisfare le tue esigenze tenendo conto degli spazi a disposizione. Se preferisci, potrai direttamente inviare la piantina dello spazio in cui intendi far installare le attrezzature da gioco, penseranno direttamente i consulenti Bll Park a realizzare il progetto più adatto per te ed effettueranno un sopralluogo per definire il tutto. Terminata la fase di progettazione avrà luogo quella di produzione: le attrezzature da gioco che hai prescelto saranno realizzate appositamente per te e, una volta pronte, saranno messe in opera direttamente dai tecnici Bll Park. La tua play area ti sarà quindi consegnata pronta all’uso per la gioia dei piccoli fruitori, che potranno da subito iniziare ad esplorare e vivere i loro nuovi e bellissimi spazi da gioco. E’ possibile contattare Bll Park tramite l’indirizzo mail info@bllpark.com o chiamando direttamente il numero +390392497489. La sede si trova in Via Friuli, 2/B 20853 Biassono (MB).

Pedrazzini Arreda | Rinnova la tua Cucina

Pedrazzini Arreda da oltre 60 anni si occupa della commercializzazione di cucine a Milano, ed è da sempre sinonimo di qualità e affidabilità. Acquistare una cucina da Pedrazzini Arreda significa avere a disposizione un team di professionisti del settore pronti a risolvere ogni tipo di dubbio o difficoltà, fornendo soluzioni creative e funzionali nell’ottica di risolvere ogni tipo di necessità individuale. Un team di designer e progettisti seguirà infatti il cliente sin dalle fasi di ideazione e progettazione della nuova cucina, fornendo un aiuto concreto anche per quel che riguarda il rilievo delle misure che per quanto concerne la scelta degli arredi giusti.

Se richiesto, sarà cura della stessa Pedrazzini Arreda smaltire la vecchia cucina, secondo le modalità di conferimento previste dalla normativa vigente dei comuni di appartenenza. Un team di falegnami e installatori qualificati si occuperà poi di installare e mettere a punto la vostra nuova cucina, che sarà consegnata pronta all’utilizzo e completa in ogni dettaglio e particolare, anche il più piccolo, inclusi tutti gli allacciamenti idrici ed elettrici. Un servizio di assoluta qualità per chi è alla ricerca di veneta cucine Milano o cucine Arredo 3.  Pedrazzini Arreda è infatti  esclusivista di zona di questi pregiati brand ed offre quotidianamente ai propri clienti tutta la professionalità e l’esperienza acquisita negli anni nel settore, il che ha consentito nel tempo di raggiungere standard di qualità davvero elevati.

Il cliente avrà infine la possibilità di usufruire dei servizi post vendita a vita e di estendere di ulteriori 2 anni la garanzia di legge. È davvero arrivato il momento di sostituire la tua vecchia cucina, e Pedrazzini Arreda è il partner migliore che tu possa scegliere, una azienda che ti garantisce qualità dei prodotti e del servizio, competenza e grande affidabilità. Per informazioni e richieste di ogni tipo puoi contattare il recapito telefonico 0298491249 o recarti direttamente presso lo showroom sito in Via Leone Tolstoi 81 a San Giuliano Milanese , Milano.

Olimpiadi invernali e Giubileo, perchè sono due occasioni eccezionali per l’Italia?

I grandi eventi si confermano dei volani eccezionali per effettuare un viaggio. E, in questo ambito, il trend registra una crescita significativa. La spesa turistica durante il Giubileo e le Olimpiadi invernali mostra un deciso aumento, rispettivamente del 81% e del 36%.

A questo proposito, durante la 3° Giornata Nazionale del Turismo, Roma ha recentemente ospitato un convegno su tali tematiche organizzato da Unioncamere e Isnart. Nel 2023, l’Italia ha registrato 852 milioni di presenze turistiche, con i Millennial (28-42 anni) che rappresentano il 41% della domanda. Le destinazioni più visitate sono state le Città d’Arte e Cultura, il Mare e la Montagna.

Aumenta l’appeal di turismo culturale, enogastronomia ed eventi

L’analisi delle motivazioni di viaggio mostra un aumento del turismo culturale, dell’enogastronomia e degli eventi, che ora attraggono il 6,5% dei turisti, soprattutto quelli alto spendenti. Le previsioni per il Giubileo e le Olimpiadi invernali del 2026 confermano questa tendenza. Per il Giubileo si prevedono 35 milioni di arrivi, generando 105 milioni di presenze e una spesa di 16,7 miliardi di euro.

Per le Olimpiadi di Milano-Cortina si attendono 513 mila arrivi, con un aumento del 34% rispetto al 2023, e una spesa di 281 milioni di euro. Tuttavia, esiste un rischio di overbooking per entrambi gli eventi, soprattutto per il Giubileo. 

Le valutazioni espresse dai turisti

Isnart ha condotto un’analisi delle percezioni dei turisti su Roma e Milano, evidenziando priorità di intervento legate a inquinamento, sicurezza e qualità dei servizi. La Capitale conserva il suo punto di forza di straordinario attrattore culturale complessivo (95%) e nei confronti del turismo internazionale. La “destinazione integrata” Milano-Cortina, insieme ai comuni di Anterselva, Assago, Bormio, Livigno, Predazzo, Rho, Tesero e Verona, esprime anch’essa livelli di attrattività complessiva estremamente elevati (95%), con alti livelli di apprezzamento relativi alla tutela e valorizzazione di beni e attività culturali. 

Overbooking e carenza di personale i maggiori rischi

In questo contesto, però, ci sono delle sfide da affrontare. Unioncamere sottolinea la necessità di affrontare il rischio di overbooking e la carenza di personale qualificato. È un momento cruciale per investire nell’ottimizzazione delle soluzioni turistiche, nella sostenibilità e nella digitalizzazione.

Isnart conferma il ruolo cruciale dell’industria turistica nell’economia italiana, avendo dimostrato una notevole capacità di reazione allo shock della pandemia. Un settore che ha svolto anche un significativo ruolo di tenuta sociale, sostenendo la crescita dell’occupazione femminile (+1,8% le imprese guidate da donne nel 2023) e quella delle imprese a titolarità estera (+62,4% le aziende aperte da stranieri), fasce tradizionalmente più svantaggiate nell’accesso al mercato del lavoro. 

Per concludere

In conclusione, l’industria turistica italiana si prepara ad affrontare due eventi di portata mondiale, cercando di massimizzare i benefici economici e sociali, nonché di superare le sfide legate alla capacità ricettiva e alla qualità dei servizi offerti.

Qual è l’impatto economico del franchising in Italia?

Il franchising è un buon affare per l’economia nazionale? Alla domanda risponde un recente studio condotto da Nomisma per conto di Assofranchising, che rivela che ogni euro investito nel settore del franchising genera 2,8 euro per l’economia italiana. Questo studio ha analizzato le varie componenti dell’impatto socio-economico derivante dalla presenza e dall’attività del franchising in Italia.

Un settore che cresce, nonostante le difficoltà 

Nonostante un contesto economico non particolarmente favorevole, nel 2023 il settore ha registrato un fatturato di 30,9 miliardi di euro, con un aumento del 7,1% rispetto all’anno precedente, e ha impiegato oltre 250.000 addetti. Ma qual è l’effetto moltiplicatore del giro d’affari dei punti vendita del comparto sull’economia nazionale? Lo studio di Nomisma ha stimato gli effetti direttamente riconducibili al comparto del franchising in Italia attraverso le proprie attività e gli acquisti presso i fornitori (impatto diretto), quelli prodotti dal comparto lungo tutta la catena del valore (impatto indiretto) e gli effetti riconducibili all’incremento di domanda finale determinato dai percettori di reddito coinvolti a vario titolo nelle attività innescate dal comparto del franchising (impatto indotto).

Secondo gli ultimi dati disponibili, l’attività del comparto del franchising ha generato un impatto in termini di valore aggiunto pari a 37,122 miliardi di euro: di questi, 21,7 miliardi di euro sono attribuibili all’attivazione diretta, 4,4 miliardi a quella indiretta e 11,0 miliardi di euro all’indotto. L’impatto complessivo stimato da Nomisma è pari al 2,2% del Valore Aggiunto generato dal totale dell’economia nazionale.

Oltre 85 miliardi di valore 

Considerando il valore della produzione, l’impatto stimato complessivo è di 85,686 miliardi di euro, con un moltiplicatore finale di 2,8. Ciò significa che ogni euro investito nel franchising genera complessivamente 2,8 euro nell’economia nazionale.

Un comparto che impiega 650mila addetti

L’impatto complessivo si riflette anche sull’occupazione. Contribuisce infatti a generare oltre 650.000 occupati, con un moltiplicatore finale di 2,6. I redditi da lavoro dipendente complessivamente generati sono pari a 14,5 miliardi di euro.

Fiducia e fedeltà ai brand

“In un momento storico di diminuzione della propensione al risparmio per sostenere le spese, con un rapporto tra costo della vita e stipendi medi che portano l’Italia ad essere fanalino di coda tra le principali economie europee, i consumatori sono chiamati a scegliere” dichiarano Roberta Gabrielli (Head of Marketing and Business Processes) e Paola Piccioni (Project Manager) di Nomisma. “La fotografia scattata restituisce con nitidezza la fiducia nel settore e il rapporto di fedeltà che i brand hanno saputo instaurare con il mercato”. 

Tornano gli acquisti in negozio, e-commerce -3,8% in due anni

La quarta edizione della ricerca Migliore Insegna 2024, promossa da Largo Consumo e Ipsos, conferma l’importanza crescente dell’identità di insegna nelle strategie dei Retailer, e segnala il ritorno alla centralità del punto vendita per gli acquisti dei consumatori italiani (+2,5%.).
Si sta infatti raffreddando l’entusiasmo per lo shopping tramite e-commerce delle insegne fisiche (-3,8%), mentre migliorano leggermente le insegne 100% digitali.

La ricerca ha come obiettivo quello di misurare la qualità della relazione tra clienti e 124 insegne, in particolare, riguardo a temi quali offerta, punto vendita, servizio, personale, elementi di identità di insegna (esperienze personalizzate, programma fedeltà, ESG) e forze della relazione (CX Forces di Ipsos).

L’acquisto online non è semplice per tutti

L’esperienza digitale rimane positiva, anche se l’acquisto online non è semplice per tutti, soprattutto quando si parla di spesa alimentare. I consumatori giudicano in modo positivo elementi come facilità di utilizzo e facilità di acquisto, mentre sono meno soddisfatti dei servizio post vendita.
Lo store fisico torna quindi al centro delle scelte dei consumatori, tanto che l’indice di advocacy in un anno è cresciuto del 2,5%.

Proprio in tal senso rispetto al 2023 si registra un calo di quasi il -1% dell’e-commerce delle insegne fisiche e del -3,8% sul 2022.
Il calo maggiore riguarda il settore alimentare e grocery, che scende del -2.9% in un anno. 

Creare un legame emotivo con i clienti è un elemento chiave

L’unicità dell’insegna e la sua capacità di creare un legame emotivo con i clienti diventa un elemento chiave per garantire differenziazione e aumentare la forza dell’insegna.

Un trend a sorpresa riguarda invece i giudizi sugli aspetti funzionali dell’esperienza di acquisto. Assortimento e qualità dei prodotti, da sempre i punti di forza della distribuzione italiana, segnano un lento costante calo e non sono mai stati così bassi dal 2021.
Nel dettaglio, i giudizi medi sull’identità di insegna sono cresciuti costantemente, aumentando del 6% dal 2021 a oggi, mentre la soddisfazione funzionale (prezzi, promozioni, qualità prodotti, assortimento, assistenza all’acquisto, aspetto dei negozi) dal 2021 a oggi è diminuita dell’1,6%.

Categorie vincenti, erboristerie, librerie, gioiellerie

I clienti sono soddisfatti dei negozi che riconoscono essere accessibili, con comodi parcheggi e con un buon assortimento. Gli aspetti meno graditi, a parte prezzi e promozioni che in tempi di incertezza e inflazione sono prevedibili, sono relativi ad alcuni aspetti di servizio in negozio, un’area su cui fare attenzione.

Il personale quando è presente è cortese e competente, ma la presenza del personale e l’assistenza all’acquisto sono le aree di miglioramento.
Dall’indagine emerge poi come le categorie di insegne più consigliate dai consumatori italiani siano erboristerie, librerie e gioiellerie, e non solo perché evidenziano una forte componente di vendita assistita.
Sono queste le categorie che stanno lavorando per mettere davvero il cliente ‘al centro’ e creare una connessione emotiva.

Intelligenza artificiale: perchè in Italia la utilizza meno del 10% delle imprese?

“Le imprese hanno capito che l’Intelligenza artificiale è uno strumento imprescindibile per la competitività, ma le aziende che si sono già attrezzate sono ancora poche”. Lo afferma il presidente di Unioncamere, Andrea Prete 
Secondo i dati emersi da Selfi 4.0, i 40mila test di autodiagnosi della maturità digitale realizzati attraverso i Punti impresa digitale delle Camere di commercio, a oggi meno del 10% di aziende in Italia utilizza l’AI. E il 15% intende investire in questa tecnologia nei prossimi tre anni.

Nonostante il trend di progressiva acquisizione delle tecnologie 4.0 all’interno dei processi aziendali, resta il problema delle competenze dei lavoratori. Richieste lo scorso anno a più di 6 assunti su 10 e considerate difficili da trovare nel 45,6% dei casi.
In ogni caso, nel prossimo triennio il sistema produttivo nazionale compirà un ulteriore passo in avanti sul fronte della digitalizzazione.

Quali competenze sono più richieste?

Secondo il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, ai 3,5 milioni di figure professionali ricercate nel 2023 dalle imprese dell’industria e dei servizi (63,4% del totale) è stato richiesto il possesso di capacità di utilizzare le tecnologie Internet.

A 2,8 milioni di profili invece erano richieste competenze specifiche sull’utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici (50,6%). Oltre 2 milioni di assunzioni (37,1%) erano invece destinate a figure professionali in possesso di competenze di gestione di soluzioni innovative per l’applicazione ai processi aziendali di tecnologie digitali (robotiche, big analytics, IoT ecc).
E sono 1,8 milioni i profili professionali cui le imprese hanno richiesto, con importanza elevata, il possesso di almeno una delle tre competenze digitali sopra descritte.

I profili vacanti superano il 45%

La difficoltà di reperimento supera sempre il 45% per tutte e tre le tipologie di competenza digitale richiesta. 
Nel complesso, sono quasi un terzo del totale (32,1%) i profili professionali per i quali le competenze digitali sono considerate strategiche dalle imprese.

In generale, sono le professioni più qualificate quelle alle quali si richiedono maggiori competenze digitali e di un livello più avanzato.
A partire dai dirigenti, ai quali la capacità di utilizzare le tecnologie Internet è ricercata per il 96,6% delle entrate programmate, l’utilizzo di linguaggi e metodi matematici per il 94,8% e la gestione di processi innovativi per il 66,6%. 
La capacità di utilizzo delle tecnologie Internet è comunque richiesta anche a più delle metà delle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, agli operai specializzati e ai conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili.

Ingegneri elettrotecnici e dell’informazione i più difficili da reperire

Quasi il 40% delle professioni non qualificate, inoltre, deve essere in possesso della medesima competenza.
In ogni caso, ingegneri elettrotecnici e ingegneri dell’informazione sono i due profili più difficili da reperire quando si richiedono competenze nell’utilizzo di Internet e di linguaggi e metodi matematici e informatici.

Quanto alla capacità di gestire soluzioni innovative con le tecnologie 4.0, spiccano per difficoltà di reperimento ed elevato grado di importanza della competenza anche i tecnici delle costruzioni civili, gli elettrotecnici, i tecnici gestori di reti e di sistemi telematici.

Milano, Monza Brianza e Lodi: positivi i dati congiunturali di fine anno

I dati sulla congiuntura dell’industria relativi al quarto trimestre 2023, elaborati dal Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, offrono una panoramica sulla situazione economica dell’area lombarda. Secondo l’analisi tendenziale, l’area metropolitana milanese ha registrato una leggera crescita del 0,4% nella produzione, superando il dato lombardo che ha segnato un calo dello 0,8% nell’arco di un anno. Considerando il fatturato, si nota un aumento del 1,6% a livello locale, in contrasto con una diminuzione del 0,4% a livello regionale rispetto al quarto trimestre 2022.

Milano

Per quanto riguarda il portafoglio ordini, la situazione è relativamente stabile rispetto al quarto trimestre dell’anno precedente, con una lieve diminuzione dello 0,1%, con la performance milanese migliore rispetto alla manifattura lombarda che ha registrato un calo del 1,2%. I mercati esteri milanesi hanno visto un leggero aumento del 0,4%, mentre la componente interna ha subito una riduzione del 0,5%.

Complessivamente, nel quarto trimestre 2023, a Milano si assiste a un lieve miglioramento congiunturale rispetto al trimestre precedente per la produzione industriale e il fatturato, con incrementi rispettivamente del 0,4% e del 0,5% in termini destagionalizzati. Questi dati sono simili a quelli lombardi per la produzione, ma il fatturato locale supera quello regionale.

Nel dettaglio, per gli ordini interni si registra una leggera diminuzione congiunturale, con una contrazione più marcata nell’industria milanese rispetto alla manifattura lombarda, rispettivamente -0,5% e +0,1% destagionalizzato. Per gli ordini esteri, la performance milanese mostra un lieve miglioramento rispetto al dato lombardo, con un aumento del 0,4% contro una diminuzione dello 0,1% destagionalizzato.

Monza e Brianza

Per Monza e Brianza, la capacità produttiva ha registrato una leggera diminuzione del 0,6% rispetto al quarto trimestre 2022, in miglioramento rispetto al dato lombardo che ha segnato un calo dell’0,8%. Per il fatturato, la diminuzione del 0,3% è in linea con il dato lombardo (-0,4%), mentre il portafoglio ordini mostra una riduzione leggermente migliorativa rispetto alla media lombarda (-0,7% contro -1,2%).

Dal punto di vista congiunturale nel quarto trimestre 2023, Monza e Brianza hanno registrato un leggero calo della produzione industriale destagionalizzato (-0,4%), ma con un aumento del fatturato destagionalizzato del 0,4%, e una diminuzione delle commesse esterne destagionalizzate dell’0,8%, insieme a una diminuzione del 0,5% delle commesse interne.

Lodi

A Lodi, nel quarto trimestre 2023 la produzione ha mostrato una tenuta con un aumento del 0,2% rispetto all’anno precedente, risultato migliore del dato lombardo (-0,8%). Il fatturato ha registrato un notevole recupero del 6,2% rispetto al quarto trimestre 2022, superando ampiamente il dato regionale (-0,4%). Gli ordini sono cresciuti del 6,2% in un anno, mentre il dato lombardo ha segnato un calo del 1,2%.

Dal punto di vista congiunturale, nel quarto trimestre 2023 a Lodi si è registrato un aumento della produzione industriale del 1% destagionalizzato, accompagnato da un incremento del fatturato destagionalizzato del 2,3%, e da un aumento delle commesse interne destagionalizzate del 3,1% e delle commesse esterne destagionalizzate dell’0,8%.

Italia regina d’Europa per reputazione turistica

L’Italia al Top: il nostro paese si posiziona al vertice della classifica generale della reputazione turistica europea, secondo l’European Tourism Reputation Index (ETR Index). Questo approccio metodologico offre un confronto tra le principali destinazioni turistiche europee: Francia, Germania, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Svezia, Grecia e Portogallo.

L’Italia si distingue conquistando il primo posto in tre su cinque indicatori analizzati, inclusa la ricerca della destinazione, la popolarità e la fiducia confermata da TripAdvisor.

Trentino-Alto Adige: settimo anno consecutivo da leader

Analizzando i sistemi turistici regionali italiani, il Trentino-Alto Adige mantiene per il settimo anno consecutivo la sua posizione di leadership nel Regional Tourism Reputation Index. Con 112,1 punti, il Trentino-Alto Adige si distingue per la visibilità, l’interesse sui portali turistici istituzionali regionali e il suo social appeal. Inoltre, la regione si aggiudica il titolo di destinazione “più social d’Italia” e si piazza al secondo posto come offerta ricettiva più apprezzata.

La Sicilia balza in avanti di cinque posizioni rispetto all’anno precedente, conquistando il secondo posto nel medagliere complessivo. La regione siciliana si distingue come destinazione turistica più ricercata e popolare online. Il Veneto si piazza al terzo posto con 102,8 punti, grazie a una performance significativa in diversi indicatori, tra cui la fiducia dei turisti, la visibilità sui canali social e la valutazione dell’offerta ricettiva. La Basilicata infine si aggiudica il primato come sistema ricettivo “più apprezzato” d’Italia, ottenendo 112,9 punti basati sulle valutazioni positive dei turisti.

Reputazione Europea: podio per Italia, Spagna e Germania

L’Italia domina anche nella classifica generale dell’European Tourism Reputation Index, ottenendo 109,1 punti. Tuttavia, la nazione si colloca al quinto posto nella Social Reputation, indicando un sottoutilizzo dei canali istituzionali rispetto a competitor come Spagna, Portogallo, Grecia e Germania. La Spagna si posiziona al secondo posto (105,3 punti), seguita dalla Germania al terzo posto (101,6 punti).

Il Trentino-Alto Adige si conferma la destinazione “più social d’Italia”, seguito dalle Marche e dall’Emilia-Romagna. Queste regioni ottengono punteggi elevati per la loro capacità di appeal sui canali social e l’interesse generato. La Sicilia domina invece nelle ricerche online sulla destinazione, ottenendo il massimo punteggio con 12,6 milioni di pagine indicizzate. 

Popolarità sul web: Sicilia in testa

La Sicilia emerge come la destinazione più popolare, seguita da Sardegna, Toscana, Puglia, Calabria e Liguria. La classifica si basa sulla media di interesse nel tempo rilevato attraverso le ricerche su Google Trends nella categoria “viaggi”.

In sintesi, l’Italia si conferma come una destinazione turistica di grande appeal e reputazione, sia a livello nazionale che europeo, grazie alla varietà delle sue regioni e all’attenzione dedicata al turismo sostenibile e di qualità.

La digitalizzazione crea nuove professioni tecnologiche nell’industria

Quasi la metà delle aziende industriali (45%) ritiene che nei prossimi tre anni la digitalizzazione sarà lo stimolo principale per la creazione di nuovi profili professionali nell’ambito delle tecnologie operative (OT). Emerge dalla ricerca di Schneider Electric, che al contempo evidenzia la portata globale della ‘crisi dei talenti’ in ambito industriale.

Trovare le professionalità richieste è una sfida rilevante per oltre la metà degli intervistati (52%). Qual è, allora, la soluzione?
Secondo la ricerca, il 70% del campione ritiene che la digitalizzazione, oltre a creare posti di lavoro, aiuterà anche ad affrontare la carenza di personale qualificato. Ma mentre impazza la crisi dei talenti, gli ambienti di lavoro industriali stanno cambiando rapidamente

Sostenibilità e tecnologie evolute sono sempre più rilevanti

Se, oltre ad aumentare produttività ed efficienza, gli strumenti digitali possono rivelarsi utili anche per affrontare la sfida della mancanza di talenti, obiettivi di sostenibilità e tecnologie evolute come l’Intelligenza artificiale e i digital twin stanno diventando fattori sempre più rilevanti per la forza lavoro.

Inoltre, dalla ricerca emerge che la crescente esigenza di raggiungere obiettivi di sostenibilità sociale e sostenibilità ambientale renderà necessario ampliare le competenze delle figure professionali a oggi all’opera negli impianti. Questo, è vero rispettivamente per il 45% e 47% del campione.

Il futuro del lavoro nei ruoli operativi

Secondo i dati dello studio, oltre la metà degli intervistati (52%) considera l’acquisizione di talenti e la capacità di trattenerli in azienda un problema che si può superare. Inoltre, tre su cinque (60%) ritengono che i ruoli OT cambieranno nei prossimi tre anni, moderatamente per il 41% del campione, oppure significativamente per il 19%.

Sempre nei prossimi tre anni, la grande maggioranza (73%) ritiene poi che la digitalizzazione cambierà in modo sostanziale la natura del lavoro. E il 31% ritiene che i profili professionali maggiormente rafforzati o ampliati a causa della digitalizzazione saranno quelli legati al controllo di qualità.

Priorità agli investimenti nell’area dati

Nel prossimo triennio saranno necessarie nuove competenze in aree come programmazione e integrazione robotica, settore in cui il 49% del campione sostiene di non avere sufficienti competenze, e in aree come l’elaborazione, visualizzazione e analisi dei dati, nelle quali il 30% non si ritiene competente.
In generale, le aziende interpellate affermano di dare priorità agli investimenti nell’area dati. Programmazione e integrazione robotica sono infatti indicate come priorità di livello medio da quasi la metà del campione.

 “Ottimizzare le figure professionali di area operative e ampliarne le competenze è una vera opportunità per queste aziende – commenta Ali Haj Fraj, Senior Vice President, Digital Factory, Industrial Automation di Schneider Electric -. Riducendo il tempo che devono dedicare a compiti ‘amministrativi’ e aiutando le persone a esprimere meglio tutto il loro potenziale possiamo risolvere molti dei problemi attuali e aiutare a creare un futuro più sostenibile”. 

Influencer: l’Agcom approva nuove linee guida e avvia un tavolo tecnico

La crescente rilevanza e diffusione dell’attività degli influencer, definiti come soggetti che creano, producono e diffondono al pubblico contenuti audiovisivi tramite piattaforme per la condivisione di video e social media, e sui quali esercitano responsabilità editoriale, ha sollecitato l’Autorità a intervenire.

A seguito di una consultazione pubblica ampiamente partecipata, nella riunione del 10 gennaio il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato all’unanimità le Linee guida volte a garantire il rispetto da parte degli influencer delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi. 

Un primo importante passo

Ferma restando la disciplina nazionale e la regolamentazione dell’Autorità in materia di contenuti generati dagli utenti distribuiti su piattaforme di condivisione video, le Linee guida definiscono un insieme di norme indirizzate agli influencer operanti in Italia.

Nel nostro paese gli influencer raggiungono almeno un milione di follower sulle varie piattaforme o social media su cui operano, e hanno superato su almeno una piattaforma o social media un valore di engagement rate medio pari o superiore al 2%.
In pratica, hanno suscitato reazioni da parte degli utenti, tramite commenti o like, in almeno il 2% dei contenuti pubblicati.

Un meccanismo di richiami e ordini volti alla rimozione o adeguamento dei contenuti

Le previsioni delle Linee guida, riguardano, in particolare, le misure in materia di comunicazioni commerciali, tutela dei diritti fondamentali della persona, dei minori e dei valori dello sport, prevedendo un meccanismo di richiami e ordini volti alla rimozione o adeguamento dei contenuti. 
In caso di contenuti con inserimento di prodotti, gli influencer sono tenuti a riportare una scritta che evidenzi la natura pubblicitaria del contenuto in modo prontamente e immediatamente riconoscibile. 

Le Linee guida dispongono, inoltre, l’avvio di un Tavolo tecnico per l’adozione di un codice di condotta che definisca le misure a cui gli influencer si dovranno attenere.
Il codice sarà redatto nel rispetto dei principi che informano le Linee guida, e prevedrà sistemi di trasparenza e riconoscibilità degli influencer che dovranno essere chiaramente individuabili e contattabili. 

Un’iniziativa coerente con le regole adottate in Europa 

Al Tavolo tecnico parteciperanno anche soggetti che solitamente non rientrano nel perimetro normativo e regolamentare dell’Autorità, quali quelli che popolano il mondo dell’influencer marketing, quindi non solo influencer, ma anche soggetti che operano quali intermediari tra questi e le aziende.
Ciò permetterà di recepire le istanze di questi soggetti e di indirizzarne l’azione, avvalendosi delle buone prassi in materia, verso il rispetto delle regole. 

L’iniziativa è in linea con altre iniziative nazionali adottate da altri Stati membri dell’Unione, e con le analisi e le soluzioni proposte in relazione alle attività degli influencer dal Gruppo dei regolatori europei dell’audiovisivo – ERGA. 

Doggy Bag, un italiano su 2 la chiede al ristorante

La doggy bag non è più un tabù in Italia. Secndo i i nuovi dati dell’Osservatorio Waste Watcher International, quasi un italiano su 2, il 47% degli intervistati, chiede di trovare la doggy bag di default al ristorante. E uno su 3, il 32%, consiglia di dotarsi di bag riutilizzabili ed eco-compatibili.

Il 26%, inoltre, suggerisce ai ristoratori di fornire un opuscolo con consigli per il consumo a casa degli avanzi e la creazione di nuovi piatti a partire dal cibo avanzato. Mentre è solo una minima parte dei consumatori italiani, il 5 %, a suggeriree di ridurre le porzioni servite, e solo il 3% sostiene che non accetterebbe di portarsi a casa il cibo avanzato. Nel frattempo, alla Camera, si discute la proposta di legge per rendere obbligatorie le doggy bag nei ristoranti.

Meglio usare il termine “family bag”

I dati della ricerca sono stati resi pubblici da Andrea Segré, l’economista e divulgatore fondatore del movimento e della campagna Spreco Zero. Con una raccomandazione importante: “non chiamiamole doggy bag, borse per il cane – spiega all’ANSA Segré – perché si rischia di togliere valore al gesto del recupero del cibo e di scoraggiare il recupero. Con il Ministero dell’Ambiente, qualche anno fa, abbiamo proposto il termine family bag, che restituisce una visione anche domestica della prevenzione dello spreco alimentare”.

I tempi sono maturi. Ma chi paga il costo della borsa?

I dati Waste Watcher International del 2023 stimano uno spreco domestico pro-capite settimanale di circa 500 grammi.
I tempi sono quindi maturi perché questa pratica diventi consuetudine nei ristoranti italiani, senza bisogno di chiederla, come appunto una buona pratica comune.

La parola chiave, anche in questo caso, è prevenzione, ovvero, evitare di lasciare gli avanzi nel piatto. Si pone però un problema di cui nessuno parla: chi paga i costi della bag?
Se si vuole essere sostenibili la bag dovrà essere in materiale perfettamente riciclabile, e è a totale carico del ristoratore “la vedo assai difficile”, commenta Segré.

In attesa della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare

“Mentre se la deve pagare il consumatore, con l’incremento dei costi, è ancora peggio – aggiunge l’economista -. Per evitare costi troppo elevati nella fornitura della family bag un’idea condivisa dal 32% degli intervistati è proporre confezioni, buste che possono essere riutilizzate dal cliente, ad esempio sacchetti di stoffa. Prima di presentare questo tipo di progetti bisognerebbe interrogarsi perché finora gli altri non hanno funzionato”.

Intanto, il 5 febbraio sarà la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, durante la quale sarà lanciato il nuovo Osservatorio sugli sprechi nella ristorazione italiana, attraverso l’app istituzionale ‘Sprecometro’, scaricabile gratuitamente da tutti.

Stati Uniti, proposta una legge per regolamentare l’IA

L’Intelligenza Artificiale è sotto la lente dei legislatori. Almeno negli Usa, dove i legislatori Anna Eshoo e Don Beyer hanno recentemente presentato una proposta di legge pionieristica destinata a regolamentare il campo dell’IA. La normativa specifica, battezzata “AI Foundation Model Transparency Act”, si propone di imporre ai creatori di modelli di intelligenza artificiale di divulgare le fonti dei dati di addestramento.
Questa iniziativa mira soprattutto a garantire che i detentori dei diritti d’autore siano pienamente consapevoli dell’utilizzo delle proprie informazioni.

Obiettivo principale: rendere noti i dati di addestramento

La proposta ha come obiettivo principale indirizzare la Federal Trade Commission (FTC), in collaborazione con il National Institute of Standards and Technology (NIST), a stabilire regole riguardanti la trasparenza dei dati di addestramento. Le imprese responsabili dello sviluppo di questi modelli non solo dovranno rivelare le fonti dei dati utilizzati, ma anche descrivere dettagliatamente come tali dati vengano conservati durante il processo di inferenza.
Sarà altresì richiesto di illustrare le limitazioni o i rischi del modello, con un’allineamento al previsto Framework di Gestione dei Rischi AI del NIST e ad altri eventuali standard federali. La fornitura di dettagli sulla potenza computazionale impiegata per addestrare e gestire il modello sarà anch’essa un requisito fondamentale.

Trasparenza nei settori più sensibili

Un aspetto peculiare della proposta di legge riguarda l’obbligo per gli sviluppatori di IA di segnalare gli sforzi compiuti per testare i modelli in scenari critici. Questo è particolarmente rilevante per prevenire la diffusione di informazioni inesatte o dannose in ambiti sensibili come la medicina, la biologia, la cybersicurezza, le elezioni, la sicurezza pubblica, le decisioni finanziarie, l’educazione, l’impiego, i servizi pubblici, e la protezione di fasce di popolazione vulnerabili come i bambini.

Il contesto legale e i casi finiti in tribunale

La legge sottolinea l’importanza della trasparenza dei dati di addestramento in relazione ai diritti d’autore, evidenziando numerosi episodi giudiziari contro aziende di IA. Uno di questi è il caso degli artisti contro Stability AI, Midjourney e Deviant Art, che è stato in gran parte respinto a ottobre.
Un reclamo di Getty Images contro Stability AI è ancora pendente, secondo quanto riportato da VentureBeat.

I prossimi passi

Il contesto di questa legge si inserisce in un panorama in cui l’uso pubblico dei modelli di base di intelligenza artificiale ha generato numerosi casi di informazioni inesatte – o addirittura fazione – presentate poi al pubblico. La proposta legislativa dovrà essere assegnata a un comitato apposito che dovrà discuterla, e al momento non è chiaro se ciò avverrà prima dell’inizio della stagione delle campagne elettorali. La legge di Eshoo e Beyer si affianca all’ordine esecutivo sull’IA dell’amministrazione Biden, che mira a stabilire standard di segnalazione per i modelli di IA.
Tuttavia, l’ordine esecutivo non ha forza di legge, quindi, se l'”AI Foundation Model Transparency Act” dovesse essere approvata, trasformerebbe i requisiti di trasparenza per i dati di addestramento in una regola federale.